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In queste ore il via libera della commissione Ue sulle deroghe agli aiuti di Stato; tra stasera e domani il regolamento della Sace che fissa le linee d’azione per le banche.
Con l’obiettivo di avviare in settimana la macchina delle richieste per i prestiti accompagnati dalla garanzia statale.
E nel frattempo, i passaggi organizzativi per tagliare al minimo l’ultimo passaggio: quello che, chiusa l’istruttoria in banca, porta all’ok alla garanzia.
Il calendario operativo messo in piedi da ministero dell’Economia e Sace prova a viaggiare a tappe forzate per mettere a terra l’architettura delle garanzie statali sui prestiti alle imprese costruita con il decreto approvato la scorsa settimana.
Anche per recuperare i giorni aggiuntivi chiesti dalla scrittura del provvedimento, complicata dalle tensioni interne a governo e maggioranza sul ruolo di Sace tra ministero e Cassa depositi e sul livello delle coperture statali da assicurare alle diverse tipologie di prestiti.
E nell’Italia bloccata dall’emergenza sanitaria si misura in giorni la distanza fra un aiuto vitale per l’economia e un intervento che rischia di mancare il bersaglio perché arriva troppo tardi.
L’allarme delle imprese e della società si fa sentire.
E la questione dei tempi di attuazione preme a tutto campo sulle misure avviate fin qui per combattere la crisi da Coronavirus.
Lo dimostra il rilancio tentato ieri da Palazzo Chigi per sottolineare che negli uffici di Mef e Inps, oltre che nelle banche, si è lavorato «senza sosta anche durante il weekend di Pasqua» per accelerare i pagamenti della Cassa integrazione e del bonus da 600 euro (articolo a fianco).
Mentre la «task force» avviata da Mef, Bankitalia, Abi e Mediocredito centrale per monitorare l’attuazione del «Cura Italia» ha contato 8.697 richieste di garanzia per i prestiti alle Pmi (1,3 miliardi l’importo finanziato) e 660 mila istanze di imprese, professionisti e famiglie per le moratorie sui prestiti (per 75 miliardi di finanziamenti residui).
Fra i finanziamenti sospesi ci sono anche i mutui prima casa tutelati dal fondo Gasparrini per un valore vicino ai 3 miliardi di euro.
Nel decreto liquidità si è scelta però la via di un provvedimento «autoapplicativo», che non ha bisogno di altre intercapedini burocratiche per diventare operativo.
E tutti i passaggi indispensabili, si rivendica dalle stanze del ministero dell’Economia, sono stati portati avanti in tempi record.
Accelerata rispetto al passato è stata anche la notifica a Bruxelles della richiesta per il via libera sugli aiuti di Stato.
In questo caso il fattore tempo era l’unica variabile in gioco, perché il decreto viaggia sui binari posati dalla commissione con le comunicazioni del 19 marzo e del 3 aprile che modificano il «quadro temporaneo» delle misure sugli aiuti di Stato per adeguarle alle necessità dell’emergenza. In gioco insomma non c’era il rischio di non ottenere il via libera: che dovrebbe arrivare oggi sia per le garanzie Sace sia per quelle del fondo Pmi che ricadono sotto l’ombrello del ministero dello Sviluppo economico.
Sempre a stretto giro è prevista la definizione del disciplinare Sace che servirà a guidare le banche nella preparazione delle operazioni su cui chiedere la garanzia.
L’obiettivo, salvo imprevisti, è dunque quello di aprire in settimana le porte degli istituti di credito alle istanze sui finanziamenti da garantire tramite Sace.
La tappa successiva si gioca in banca.
Con l’istruttoria sulle singole operazioni che tuttavia nei pronostici dei tecnici dovrebbe portare via pochi giorni.
A valle, tra Mef e Sace, si lavora a creare le condizioni per una risposta in tempo reale alle pratiche che arriveranno dagli istituti di credito.
In parallelo si giocherà la partita della conversione in legge del decreto.
Su due temi chiave: da un lato gli argini chiesti da esponenti di primo piano della magistratura per ridurre il rischio che una parte dei prestiti finisca in mani sbagliate, e dall’altra il pressing delle imprese per evitare il pericolo opposto, quello di escludere aziende in regola ma in difficoltà prima della crisi, e per allungare l’orizzonte dei prestiti.
Tutte modifiche che, se troveranno ascolto in Parlamento, imporranno aggiustamenti in corso d’opera.